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BIANCHERI: IL NEW YORK TIMES SU INTERNET? NON CI CREDO
"IL WEB NON UCCIDERÀ I GIORNALI"

Intervista con Boris Biancheri
Presidente FIEG - Federazione Italiana Editori Giornali

Tanti passano ore sul web mentre dedicano non più di venti minuti al quotidiano. Non solo: c’è una fascia di popolazione non abituata a leggere che invece sembra molto più “attratta” da tutto quanto possa offrire Internet. Tutto ciò quanto rappresenta un problema? In sintesi, per la carta stampata siamo alla fine ella storia, sia pure lunga e gloriosa? Lo abbiamo chiesto a  Boris Biancheri, che della Federazione Italiana Editori Giornali è il Presidente.


Presidente Biancheri, crede che in Italia il web sia destinato a “uccidere” la carta stampata?
Uccidere non credo. La carta stampata si pensava non fosse sopravvissuta all’avvento della radio, prima, e della televisione poi, ed invece la storia ha dimostrato il contrario. Oggi arriva il web che certamente costituisce una minaccia, ma non credo abbia la forza di sopprimerà la carta, sostanzialmente perché rispondono a bisogni diversi. È vero che il web è un mezzo molto flessibile e mettendo insieme parole ed immagini si presenta come elemento sostitutivo sia della carta stampata, sia della televisione ed anche della radio. Ma detto questo, tutto sommato, le esigenze di leggere restano. Così come i libri non sono in diminuzione credo e spero che rimanga anche l’esigenza di leggere giornali e periodici. Il vero problema è un altro: il mondo cambia, le esigenze e i gusti del pubblico cambiano e quindi anche i contenuti devono trasformarsi. 
C’è però un’intera generazione di “non lettori”, quella che va dai 14 ai 25 anni. Come fare ad intercettare questa fascia di pubblico, abituata più a Internet che alla carta stampata?
Io credo che tra i 14 e i 25 anni ci sia sempre stata una relativa assenza dalla carta stampata. Forse si sarà accentuata ma io ragazzi di quell’età, con il giornale in mano ne ho sempre visti pochi anche negli anni addietro. È vero, c’è un problema di educare alla lettura e in proposito ci possono essere molti mezzi per ottenere questo. Dalle scuole, alle famiglie o attraverso canali di promozione che ancora non sono stati sfruttati. Però non commettiamo l’errore di spaventarci se vediamo che i nostri ragazzi stanno più volentieri davanti al web che con un quotidiano sotto braccio. Del resto Internet è tutto, è un modo per divertirsi, per dialogare con gli amici, per telefonarsi. Sono di fronte al monitor ma non necessariamente leggono, fanno altre cose. Il web è un grande mezzo di intrattenimento e comunicazione. La carta stampata è un’altra cosa. 
Ci sono paesi dove la carta stampata progredisce vertiginosamente. I bisogni di nuove classi che giungono alle soglie del benessere, in Cina o in India o in Giappone, prendono i giornali anche laddove il web è assai diffuso.
Costi della carta, delle rotative e della distribuzione sono però un problema …
Si, concordo con lei. La carta ha dei costi che sono crescenti; gli investimenti che sono necessari sono alti, occorre una filiazione sempre più grande per venire incontro all’esigenza dei ricavi lasciando quindi spazio alla pubblicità. Da questo punto di vista sono convinto che interventi possono essere fatti anche a livello pubblico. C’erano, molti ne hanno approfittato, poi si sono fermati. Credo che questo sia un settore dove intervenire.
La pubblicità sul web in Italia è ancora una piccola fetta rispetto alla carta stampata, ma cresce con un ritmo assai maggiore. Che differenza c’è in tema di ritorno tra Internet e quotidiani?
In Italia siamo ancora relativamente a cifre modeste ma la progressione è altissima. Se noi guardiamo il mondo anglosassone, in particolare gli Stati Uniti, la pubblicità sul web sta crescendo molto. Io non sono pessimista ad oltranza. Molto spesso i dati pubblicitari crescono, raggiungono dei livelli per poi stabilizzarsi. Non è detto che si cresca esponenzialmente sempre. Certo, dall’1 al 2% non è difficile crescere, quando poi invece si raggiunge il 20%, non si arriva al 40% l’anno dopo con molta facilità. Questo fenomeno è noto e l’abbiamo già osservato con la televisione. 
Infine Presidente, la notizia ha del clamoroso: il New York Times entro cinque anni solo su Internet. Cosa significa questo?
Non ci credo. È stata questa una utile e meravigliosa provocazione. Ha avuto un buon effetto perché ha reso consapevoli di un problema di cui tutti eravamo istintivamente a conoscenza ma di cui se ne parlava poco. Le problematiche che ruotano intorno al settore sono tante e l’avvento delle tecnologie non ha fatto altro che renderle ancora più visibili.

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